Miklós Radnóti è stato un poeta ungherese. Perseguitato per la sua origine ebraica, fu mobilitato dopo il 1941 nel servizio obbligatorio del lavoro e destinato prima in Ucraina, poi alle miniere di rame di Bor, in Iugoslavia. Venne ucciso dalle SS durante una marcia di trasferimento da un campo di deportazione a un altro. La sua prima antologia poetica, Saluto pagano (1930), è dominata da un tumultuoso senso di ribellione, con echi frequenti del surrealismo francese; e a essa seguì, nel 1931, la raccolta Canti di pastore di nuova foggia, immediatamente sequestrata perché ritenuta sobillatoria e irreligiosa. Dal 1936 le note ricorrenti di una morte presentita (significativo il titolo di un volume di quell’anno: Cammina, condannato a morte) costituiscono il contrappunto drammatico alla costante aspirazione del poeta all’idillio, nelle sue molteplici forme di ricordo, nostalgia, sete o speranza di vivere. Durante gli anni più duri della guerra, nel dilagare delle persecuzioni e degli orrori, compose liriche che sono testimonianze uniche di dolore e di sofferenza. Il suo ultimo taccuino di versi gli fu trovato addosso quando il suo corpo fu riesumato dalla fossa comune.